venerdì 8 maggio 2009


L'INFERNO DEI POVERI!

"Li hanno mandati al massacro. Li uccideranno, uccideranno anche i loro bambini. Gli italiani non devono permettere tutto questo. In Libia ci hanno torturate, picchiate, stuprate, trattate come schiave per mesi. Meglio finire in fondo al mare. Morire nel deserto. Ma in Libia no". Hanno le lacrime agli occhi le donne nigeriane, etiopi, somale, le "fortunate" che sono arrivate a Lampedusa nelle settimane scorse e quelle reduci dal mercantile turco Pinar".....

"Mi hanno violentata ripetutamente in tre o quattro, anche se ero sfinita e gridavo pietà loro continuavano e sono rimasta incinta. Non so chi sia il padre di Sharon, voglio soltanto dimenticare e chiedo a Dio di farla vivere in pace". Accanto a Florence, c'è una ragazza somala. Anche lei ha subito le pene dell'inferno. "Quando ho lasciato il mio villaggio ho impiegato quattro mesi per arrivare al confine libico, e lì ci hanno vendute ai trafficanti e ai poliziotti libici. Ci hanno messo dentro dei container, la sera venivano a prenderci, una ad una e ci violentavano. Non potevamo fare nulla, soltanto pregare perché quell'incubo finisse". Raccontano il loro peregrinare nel deserto in balia di poliziotti e trafficanti. "Ci chiedevano sempre denaro, ma non avevamo più nulla. Ma loro continuavano, ci tenevano legate per giorni e giorni, sperando di ottenere altro denaro"...

"Noi eravamo sole, ma c'erano anche coppie. Spesso gli uomini morivano per le sevizie e le torture che subivano. Le loro mogli imploravano di essere uccise con loro. La rabbia, il dolore, l'impotenza, cambiavano i loro volti, i loro occhi, diventavano esseri senza anima e senza corpo. Aiutateci, aiutateli. Voi italiani non siete cattivi. Non possiamo rischiare di morire nel deserto, in mare, per poi essere rispediti come carne da macello a subire quello che cerchiamo inutilmente di dimenticare"....

Fonte:http://www.repubblica.it - venerdi 08.05.2009

Il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati: “inaccettabile” il rimpatrio degli immigrati libici. Venerdì, 8 maggio 2009 (ZENIT.org)

“Senza possibilità di presentare una richiesta d'asilo, questi migranti rischiano ora maltrattamenti o di essere rispediti tra le braccia dei loro persecutori”, si legge in una nota diramata giovedì dall'organizzazione.

Il 6 maggio, tre barconi che portavano 227 migranti – tra cui 40 donne – sono stati salvati da un mercantile e portati dalle vedette della Guardia Costiera italiana in acque maltesi, a 35 miglia da Lampedusa.

La mattina del 7 maggio sono stati quindi riportati in Libia a bordo di tre motovedette italiane.

“Salutata come una svolta storica nella lotta contro le migrazioni clandestine – continua la nota – , questa decisione ignora totalmente il fatto che molte persone che affrontano la traversata hanno davvero bisogno di protezione internazionale”.

Secondo il JRS, “a questi migranti dovrebbe essere data la possibilità di richiedere asilo e di veder rispettata la loro necessità di protezione internazionale”.

Del 75% dei migranti che ha percorso lo stesso tragitto nel Mediterraneo verso l'Italia nel 2008 e ha presentato richiesta di asilo, il 50% ha ricevuto qualche tipo di protezione internazionale, a dimostrazione che “un significativo numero di migranti che attraversa il mare ha bisogno di protezione”.

Poiché la politica dell'Unione Europea sta inasprendo le vie per le migrazioni legali, i migranti si trovano costretti sempre più a utilizzare “vie irregolari ed estremamente pericolose per arrivare in Europa”.

La Libia non offre ai migranti alcun tipo di protezione perché non ha mai sottoscritto la Convenzione ONU di Ginevra del 1951 e non ha alcun sistema efficace di asilo.

“I migranti e i rifugiati a Malta – continua il JRS – descrivono ripetutamente di essere stati detenuti per mesi in Libia, in condizioni terribili, e gravemente maltrattati per aver infranto le norme sull'immigrazione”.

Le loro testimonianze, ricorda il JRS, sono confermate da numerosi rapporti dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e di Amnesty International.

L'agenzia dei gesuiti denuncia poi che “le azioni dell'Italia infrangono la Convenzione Europea per i Diritti Umani, il diritto di asilo” “e le Direttive per la Procedura di Asilo”.

“Tutti gli Stati europei sono vincolati da queste leggi sui diritti umani”, dichiara.

In questa situazione, il JRS esorta gli Stati membri dell'Unione Europa ad assicurare che “a tutti i richiedenti asilo che si trovino nella loro effettiva giurisdizione sia permesso di accedere a un territorio in cui possano richiedere asilo, così che tutti coloro che hanno bisogno di protezione possano essere identificati e veder garantita la propria difesa”.

Allo stesso modo, chiede che “nessuno sia rispedito in un Paese in cui potrebbe subire gravi violazioni dei diritti umani”.

fonte: http://www.zenit.org/

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