sabato 30 ottobre 2010

domenica 24 ottobre 2010

Il popolo indifferente

"Quando un popolo è indifferente, allora sorgono le dittature e l’umanità diventa
un gregge solo, appena una turba senza volto; allora il bene è uguale al male, il sacro al profano; e l’amore è unicamente piacere, il male un sacrificio, un peso la libertà e la ricerca".
(David Maria Turoldo)

I luoghi del Caravaggio in Roma
Una visita guidata per gli alunni. 
"Non è possibile stabilire con esattezza i luoghi dove Caravaggio abitò agli inizi della sua permanenza in Roma. Risiedette certamente presso monsignor Pandolfo Pucci di Recanati - "monsignor insalata" - in Palazzo Colonna a piazza Santi Apostoli, poiché Pucci era maestro di casa della nobildonna Camilla Peretti, sorella di papa Sisto V, imparentatasi con Marcantonio III Colonna e poi con Muzio Sforza Colonna. Leggi
 di Andrea Lonardo (da www.gliscritti.it )

giovedì 21 ottobre 2010

RAIMON PANIKKAR
Sacerdote, filosofo, teologo, professore in India, a Madrid, a Roma, ad Harvard..., profondo conoscitore delle religioni che ha vissuto dal di dentro. Ha scritto numerose opere sul dialogo intrareligioso. Si è spento il 27 agosto all'età di 91 anni.


L’Etica del Dialogo (presentazione)


Primo: l’altro esiste "per" ciascuno di noi. E l’altro è il musulmano, l’altro è l’emarginato, l’altro è il marito, l’altro è il bambino, il mondo ecc. Una specie di superamento inconscio del solipsismo.

Secondo: l’altro esiste come soggetto e non soltanto come oggetto. Esiste a sé stante e non mi ha chiesto il permesso di esistere. Neanche la pietra, gli alberi, gli animali. In altre parole: non si possono trasformare le pietre in pane.

Terzo: l’altro non è oggetto di conquista, di conversione, di studi: è (s)oggetto con diritti propri, con lo stesso diritto di interpellarmi, di interrogarmi, che ho io. La relazione è, quindi, biunivoca: il dialogo è dialogo perché non è monologo. Non è soltanto domandare, ma lasciarsi anche interpellare. Per questo c’è una necessità di ascolto, di umiltà, di uguaglianza.

Quarto: anche se io penso che l’altro (e l’altro può essere un sistema religioso o culturale) sbaglia, devo entrare in contatto con lui, altrimenti non c’è dialogo e senza dialogo non c’è pace.

Quinto: la disposizione a dialogare è il principio etico supremo. Se ci si nega al dialogo, si finisce con il divorzio, con la guerra, con la bancarotta, con il disastro.

Sesto: il dialogo deve essere totale. Come dicono gli inglesi: non c’è niente di "non-negocial". Tutto deve essere messo sul tappeto, altrimenti non è dialogo dialogale, non è dialogo umano, è dialogo diplomatico. Si mira a vincere.

Settimo: l’etica è collegata al politico, dipende dal religioso ed è frutto di una cultura.
Tutto ciò relativizza l’etica, ma la rende concreta ed efficace.

Ottavo: l’etica scaturisce dal dialogo religioso e allo stesso tempo ne è la sua causa. È un circolo vitale come tutte le cose ultime.

Nono: nessuno ha il diritto di promulgare un’etica. L’etica non si promulga. Si scopre. E si scopre nel dialogo.
Inoltre in un contesto mondiale qual è quello di oggi a nessuno viene riconosciuto il diritto di promulgare un’etica universale ed assoluta.

Decimo: l’etica contemporanea deve confrontarsi con un "novum" che non si era mai verificato nella storia: il "novum" di tanta gente che muore di fame, di sete, di stenti, di violenza. E che attende una redenzione concreta: non annuncio di principî etici, ma un comportamento operativamente salvifico, purificato di ogni pretesa messianica".

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/raimonpanikkar/eticacond.htm

martedì 19 ottobre 2010




Vent'anni fa i servizi segreti comunisti uccidevano padre Popieluszko, che divenne subito il simbolo della Polonia libera
Don Jerzy il resistente
Il cappellano di Solidarnosc aveva solo 37 anni.
Dietro il viso da adolescente, una volontà di ferro e passione per la verità
Luigi Geninazzi
Avvenire 19 ottobre 2004


Per la Polonia fu un momento di grande dolore e di composta fierezza. Per il regime comunista semplicemente l'inizio della fine. Il 19 ottobre di vent'anni fa don Jerzy Popieluszko venne sequestrato e assassinato da tre agenti dei servizi segreti che, dopo averlo massacrato di botte, lo gettarono nelle acque gelide della Vistola. Oggi, sulla strada che da Torun conduce a Varsavia, nel punto dove venne rapito, c'è una croce d'abete con l'immagine della Madonna di Czestochowa. Il giallo inquietante tenne la Polonia col fiato sospeso per due settimane. A dare la notizia del rapimento fu l'autista di don Jerzy, Waldemar Chrostowski, un ex paracadutista che riuscì a saltar fuori dall'auto dei sequestratori e a dileguarsi nel bosco. Per lunghi giorni si continuò a sperare che «il cappellano di Solidarnosc» fosse ancora vivo. Fino a quando, il 27 ottobre, il capitano dagli occhi di ghiaccio Grzegorz Piotrowski confessò: «L'ho ucciso io, con le mie mani». Il corpo verrà poi ritrovato nel lago artificiale formato dalla diga di Wloclawek, un centinaio di km a nord di Varsavia. Lo choc fu immenso ma la nazione polacca lo affrontò senza cedere alla rabbia o alla violenza, memore delle parole che padre Jerzy soleva ripetere: «Dobbiamo vincere il male col bene». Chi era don Popieluszko? «Un fanatico politico, un Savonarola dell'anti-comunismo, un tipico esempio del clericalismo militante» l'aveva definito il portavoce del governo Jerzy Urban (oggi editore di una rivista porno-satirica). Il suo nome, insieme con altri sacerdoti vicini a Solidarnosc, stava su una lista nera che venne sottoposta alle autorità ecclesiastiche in vista di una espulsione. Per don Jerzy si profilava un periodo di studio a Roma, lontano dagli operai delle acciaierie Huta Warszawa ai quali era stato assegnato come cappellano dopo l'agosto 1980, data di nascita del libero sindacato. Ma intervenne il Vaticano e don Popieluszko rimase al suo posto. Aveva solo 37 anni ed era già diventato un simbolo per i polacchi, nonostante l'aspetto modesto e il fisico malaticcio. Era un puro di cuore che dietro il viso da adolescente nascondeva una volontà di ferro e una passione incondizionata per la verità. Non era un politicante, anzi si mostrava fin troppo schivo e riservato. Quando una volta gli chiesi un'intervista rifiutò decisamente: «Sono solo un povero prete. Se vuol sapere come la penso venga a sentire quel che dico ai fedeli». Era lì, nella chiesa affollata all'inverosimile di san Stanislao Kostka, nel quartiere operaio di Zoliborz a Varsavia, che don Jerzy una volta al mese celebrava la «Messa per la patria», una tradizione che risaliva all'Ottocento quando la Polonia senza Stato difendeva la sua identità rifugiandosi sotto il manto della Chiesa cattolica. «Poiché con l'instaurazione della legge marziale (introdotta nel dicembre 1981, ndr) ci è stata tolta la libertà di parola, ascoltiamo la voce del nostro cuore e della nostra coscienza» diceva, invitando i polacchi «a vivere nella verità dei figli di Dio, non nella menzogna imposta dal regime». Oltre che di grande coraggio il piccolo don Jerzy era dotato di humour. A conclusione delle Messe per la patria chiedeva ai fedeli di pregare «per coloro che sono venuti qui per dovere professionale», mettendo in imbarazzo gli spioni del Sb, il servizio di sicurezza, che in chiesa si trovavano a loro agio come un sordomuto a un concerto rock. Avevano deciso di fargliela pagar cara. Iniziarono con le minacce, seguirono con le perquisizioni che portarono alla "scoperta" di materiale esplosivo in canonica e all'ordine d'arresto per il «prete sovversivo». Lui manteneva il suo sorriso triste da fanciullino. Fino a quando, la notte del 19 ottobre, gli maciullarono la bocca dopo avergli fracassato il cranio a colpi di manganello. Un delitto compiuto con ferocia bestiale, raccontato nei macabri dettagli dagli assassini nel corso di un drammatico processo. I mandanti non furono mai giudicati. Gli imputati vennero condannati ma ebbero la pena ridotta e sono già usciti tutti dal carcere. È triste ammetterlo, ma sembra che i crimini efferati di quel regime siano rimasti sepolti sotto le macerie del comunismo. Don Jerzy invece continua a vivere: sulla sua tomba si recano in pellegrinaggio milioni di persone che lo venerano come il testimone della resistenza morale e spirituale della nazione polacca. Dal 1997 è in corso la causa di beatificazione che sembra ormai vicina alla conclusione. Eroe della libertà e testimone della fede, don Popieluszko ci appare come «l'autentico profeta dell'Europa, quella che afferma la vita attraverso la morte», ha detto Giovanni Paolo II. Un messaggio più che mai attuale a vent'anni dal suo martirio.
(Avvenire) 20 anni fa il maritirio di don Jerzy

lunedì 11 ottobre 2010

LA RAGIONE SMARRITA
Sono tante le cose che non comprendo
di questa guerra
e così poche quelle che afferro.
Una sola mi sembra
abbastanza certa:
ogni guerra
è una guerra.
Ogni guerra
finisce per mangiarsi le sue ragioni
quand'anche fossero le migliori.
E continuo a pensare
che combattere il male
con altro male
non può, alla fine,
essere un bene.

Wim Wenders

Preghiera dello studente
Perchè m'imponi
ciò che sai
se io desidero apprendere
l'ignoto
ed essere fonte
della mia stessa scoperta? ...
Non chiedo la verità,
dammi ciò che è sconosicuto.
Come affrontare il futuro
Senza abbandonare il presente?
Non mi istruire
lasciami vivere
vivendo accanto a me;
Lascia che il nuovo
sia il nuovo
e che il passato
sia la negazione del presente;
lascia che il conosciuto
sia la mia liberazione
non la mia schiavitù ...
Rivelati in modo che
rispetto a te io possa
essere e agire diversamente;
io prenderei di te
il superfluo, non la verità
che uccide e congela;
prenderei la tua ignoranza
per costruire la mia innocenza.
Humberto Maturana

domenica 10 ottobre 2010

Robert  Edwards
Scienziati e Dio, attrazione o repulsione?

Nel mondo in cui viviamo gli scienziati sono sempre più ascoltati. A loro non si chiede soltanto una spiegazione delle scoperte più recenti, ma anche una risposta sui futuri scenari del nostro pianeta, sulle tendenze della società, sulle scelte strategiche da operare. Non è infrequente che nelle interviste a un Nobel per la fisica o per la chimica l’interessato sia chiamato a rispondere a quesiti di bioetica, di sociologia, di religione. Il camice bianco ed una lavagna piena di formule sembrano lo sfondo più adeguato per risposte sempre affidabili ed autorevoli. Non importa che il proprio ambito di studio e di ricerca sia a volte distante dai temi più caldi oggi dibattuti: sono scienziati, e questo garantisce loro di vedere più lontano, di orientare, quali nuovi filosofi, le scelte dell’umanità. Almeno questo è il sentire comune. Così il ruolo dello scienziato viene oggi percepito dalla maggioranza. E se gli scienziati parlano di religione? Allora la cosa si fa interessante e si è disposti, anche in questo importante terreno, a prestare ascolto alle loro conclusioni.
Leggi tutto ...
di Giuseppe Tanzella-Nitti*

Lettura iconografica del Cenacolo di Leonardo nel Refettorio di S.Maria delle Grazie a Milano.

Metto ancora a disposizione degli alunni un interessante articolo di Andrea Lonardo che contribuisce a far chiarezza sull'identità dei personaggi del cenacolo vinciano.  Leggi tutto

lunedì 4 ottobre 2010

Bulgaria/ Migliaia in piazza per ora di religione obbligatoria. 

Leggere tutto ...

Il Nobel per la medicina a Robert Edward
E' andato giù duro il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Ignacio Carrasco de Paula, commentando il Premio Nobel della medicina di cui è stato insignito oggi il "padre" della fecondazione in vitro Robert Edward. "Innanzitutto - afferma mons. Carrasco spiegando la sua opposizione alla nomina del professore a cui pure riconosce alcuni meriti scientifici - senza Edwards non ci sarebbe il mercato degli ovociti con il relativo commercio di milioni di ovociti; secondo, senza Edwards non ci sarebbero in tutto il mondo un gran numero di congelatori pieni di embrioni che nel migliore dei casi sono in attesa di essere trasferiti negli uteri ma che più probabilmente finiranno per essere abbandonati o per morire e questo è un problema la cui responsabilità è neo-premio Nobel".
Infine, sottolinea il presidente della Accademia per la Vita, "senza Edwards non ci sarebbe l'attuale stato confusionale della procreazione assistita con situazioni incomprensibili come figli nati da nonne o mamme in affitto". Con la fecondazione in vitro, "in conclusione - aggiunge mons. Carrasco - direi che Edwards non ha in fondo risolto ilproblema dell'infertilità, che è un problema serio, nè dal punto di vista patologico nè epidemiologio. Insomma non è entrato nel problema, ha trovato una soluzione scavalcando il problema dell'infertilità". "Bisogna aspettare - conclude - che la ricerca dia un'altra soluzione, anche più economica e quindi più accessibile della fecondazione in vitro, che tra l'altro presenta costi ingenti".

http://www.avvenire.it

sabato 2 ottobre 2010

Pubblico per la consultazione degli alunni di 2 B del liceo classico un interessante articolo di Massimo Introvigne, in risposta alle domande riguardanti l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci, il Priorato di Sion, il presunto matrimonio tra Gesù e la Maddalenna ....

Il Codice da Vinci: FAQ - Risposta ad alcune domande frequenti

Leggere tutto ...